mercoledì 12 gennaio 2011

Gli "Osami" del mondo


In un mondo perfetto gli eserciti devono esistere, perché l’uomo ha istinto animale e beffardo.
In un mondo ragionevolmente imperfetto, gli eserciti servono per difendere il territorio e gli equilibri interni da eventuali istinti animali e beffardi, che sarebbero incontrollabili in condizioni imbelli.
Da millenni, in nome di religioni, etnie o presunte ragioni economiche contingenti, l’Homo Sapiens, ossimoro vivente, dichiara guerra a chi non gli sta bene.
Ai tempi nostri, l’Homo Democraticus ha stabilito che gli eserciti servono per andare a disturbare le popolazioni di Paesi che non la pensano, democraticamente, come lui.
Ma l’Homo Democraticus ha fatto qualcosa in più, immemore dell’effetto che le crociate in Terra Santa hanno prodotto una volta risoltasi la loro causa: ha deciso di inventarsi il pretesto (si ricordi l'invenzione di G.W. Bush sulla presenza delle armi di distruzione di massa in Iraq) per muovere guerra.
A quegli odiati Paesi che la democrazia non la vogliono perché non sono in condizioni di poterla esercitare per etnia, religione, tradizioni.
Le stesse ragioni che muovono guerra dall’esterno e a prescindere, in nome della loro libertà.
L’Homo Democraticus è libero e si arroga il diritto di imporre la libertà anche agli altri. E basta.
Purtroppo non si può imporre una volontà di forza senza fornire gli strumenti per poterla acquisire anche e soprattutto in tempo di pace: è giocoforza che questa venga a priori rifiutata. Anzi, combattuta.
In Paesi radicalmente diversi dall’Occidente, la lapidazione esiste da millenni e non potrà mai venire sostituita da una più molto più democratica sedia elettrica o da una iniezione letale.
Le armi, munizioni, mezzi, divise che si producono devono quindi, in qualche modo, essere vendute (o peggio, ri-vendute) al cliente di turno perchè il mercato della guerra è sempre assetato ed è, come sempre, il leader dell’economia, oggi definita “globale”.
Il ravvedimento di Hinkel o del mercante di armi di Sordiana memoria rimangono, purtroppo, soltanto nella pellicola (e nella storia) del cinema mondiale.
E allora la macchina del business guerrafondaio continua a mietere le sue vittime.
Sono infatti già 9 i soldati stranieri morti in Afghanistan dal 1 gennaio 2011 con pace (eterna) di chi, in queste guerre di volontari ci crepa allo scopo di guadagnarsi da vivere per sé e per le proprie famiglie.
Ogni nazione piange gli eroi caduti per una o al massimo due settimane, il necessario per indignarsi a sufficienza e per riempire pagine di quotidiani, riviste e trasmissioni televisive.
E inneggia alla liberazione delle Sakineh di turno, dimenticando tutti gli innocenti civili che morti lo sono già, loro malgrado.
L’Homo Democraticus è soggiogato dal potere economico e ne è minacciato sia psicologicamente che fisicamente.
E’ uno schiavo del sistema da lui prodotto e, come tale, deve sottostare alle regole del gioco.
Quando non esiste un Bin Laden se ne deve inventare uno.
Perché in Paesi in cui l’anagrafe è un’opinione ed il censimento viene un tanto al chilo, di Osami se ne possono creare infiniti, oppure nessuno.
E’ sufficiente prendere un tizio con la faccia spiritata, gli occhi luciferini, la barba lunghissima, il turbante bianco, la tunica e il fucile mitragliatore ed ecco che, magicamente, viene creato il nemico ideale.
L’arabo ferocissimo da combattere ed eliminare “in wanted conditions”, con tanto di taglia capestro che esalta il giustizialista moderno metropolitano (e fa tanto, pateticamente, John Wayne che il soldato lo ha fatto soltanto al cinema).
C’è anche il plusvalore: l’arabo in quanto extracomunitario (o extrafederale, a scelta) diventa ancora più perseguibile e feroce, nell’immaginario collettivo alimentato da una stampa impazzita e sabbatica che deve tenere, perché costretta, i ritmi del potere.
Oggi più di ieri il Potere inventa perché è strettamente colluso con l’economia, in un patto mortale inscindibile.
Potere come sinonimo non più di sete di conquista, di fama, di gloria, di orgoglio, di dominazione che ancora fu caro agli ultimi dittatori europei del secolo scorso, ma soltanto come sinonimo di economia, di profitto, di vendita, di sfruttamento.
Il talebano cattivo è il nemico di turno ideale.
L’Iraq vittorioso assomiglia sempre di più al Vietnam di quaranta anni fa e l’Afghanistan è allo stremo dopo oltre 30 anni di invasioni che hanno visto le due superpotenze su fronti opposti secondo la (il)logica seguente: chi finanziava le munizioni ieri, oggi è quello che le spara.
I missili teleguidati dell’Homo Democraticus uccidono a distanza donne e bambini e distruggono villaggi perché, per costruirne dei nuovi, bisogna prima esaurire le scorte in eccesso.
La tecnologia ha reso l’Homo Democraticus codardo e meschino combattendo di nascosto per non rischiare la pelle, quasi a volersi vergognare delle menzogne che racconta per perpetrare il massacro.

ALESSANDRO BAVELLONI

Nessun commento:

Posta un commento