mercoledì 5 gennaio 2011

Il mito del lavoro

Otto ore al giorno per cinque giorni alla settimana. Uno stipendio mensile pari alla media di 1.000 euro se tutto va bene. Un affitto da pagare non meno di 700 euro se si vive nelle grandi città, in periferia naturalmente. Dei restanti 300, una parte consistente verrà impiegata per la spesa per poter campare, e per eventuali imprevisti quali visite mediche. Un ambiente lavorativo da semplice impiegato, simile a una giungla, o ancor peggio, ad un lager, dove si devono fare i conti con l'invidia e la competizione dei colleghi più stupidi. Dove potrai assistere alla visione di persone che andranno avanti e che ti scavalcheranno grazie a raccomandazioni e non per meriti etico-professionali, in cui non potrai fare nulla perché non hai prove per accusare, e quindi incasserai il colpo, starai zitto e a testa bassa, chino su te stesso e quasi gobbo, sarai costretto col ricatto ad amplificare l'omertà, essenso tu stesso il classico schiavo di turno.
Tutto questo, rappresenta il lavoro standard, che è l'esempio lampante dello sfruttamento ai danni del cittadino in cui il mesiere è estinto e dove il mito del lavoro imperversa su tutto. Sulla tua vita a cui non dedichi più tempo. Sulle tue passioni. Sulle tue amicizie. Sui tuoi amori e sulle tue esigenze personali.
Sei costretto a lavorare per vivere, quindi ti trovi in una sorta di incubo di sopravvivenza non tanto differente da un lager nazista. Una buona fetta dei politici siedono sui banchi del parlamento per corrompere, ricattare e inciuciare, e danneggiando l'elettore cittadino, facendo in modo di farsi strapagare da egli stesso, quando invece meriterebbero di finire sotto i lavori forzati, quanto ai banchieri più spregiudicati quindi usurai, quanto ai responsabili di amministrazioni ed enti pubblici giunti a quelle posizioni grazie ad amicizie influenti.
Se l'intera popolazione italiana disertasse per tre mesi di seguito l'ambiente di lavoro, come segno di protesta, la classe dirigente, che vive grazie ad essa, si chinerebbe a chiedere scusa e renderebbe migliore il costo della vita e l'ambiente lavorativo in generale.
Perché coi tempi che corrono, se un affitto costa non meno di 700 euro, lo stipendio dovrebbe essere minimo di 3.500, e le ore lavorative giornaliere non più di cinnque, per, al massimo quattro giorni. Un modo questo, per combattere davvero la disoccupazione, e per lasciare tempo da vivere e dar fitao al cittadino comune. Il lavoro nobilita l'uomo? Beh, allora si constribuisca a renderlo umano il più possibile. Questa è una ipoteica soluzione.

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