martedì 4 gennaio 2011

Ritratti: Roberto Benigni

Roberto Benigni da un po' di anni a questa parte vive di rendita. E' da La vita è bella che non tira fuori un film quantomeno scorribile agli occhi del telespettatore. Il suo Pinocchio del 2002, non è solo un film brutto e noioso, ma nonostante l'assidua pubblicità che gli è stata fatta, avrebbe dovuto eguagliare (come bellezza) almeno quello di Luigi Comencini del 1972. Con La tigre e la neve, 2005, si è avuta conferma della perdita d'ispirazioneche che da diverso tempo lo affligge, in quanto la pellicola in sé non ha nulla da invidiare a un discreto film del trio Aldo, Giovanni e Giacomo. Proprio per questo, conscio dei propri limiti, Benigni ha deciso di spiegare la Divina Commedia nei teatri, e apparire qua e là in programmi televisivi di successo quali il Festival di Sanremo e Vieni via con me, dove recita il solito, scontato (anche se studiato bene) monologo in cui prende in giro in parte il Cavaliere. Qualche anno fa, partcecipò addirittura alla festa nazionale dell'Udeur di Mastella, dove quest'ultimo propose di nominarlo addirittura Senatore a vita. I giornalisti e scrittori Andrea Scanzi e Massimo Fini, in due articoli diversi su Roberto Benigni, hanno sostenuto che come comico non morda più, infatti è proprio per questo che è adulato dalla politica in modo by partisan. Se la sua, fosse una voce fuori dal coro, che raccontasse verità scottanti (e non scontate), la televisione se la sognerebbe. Invece riceve proposte su proposte e millioni di euro per le sue rare apparizioni, in diretta ovviamente, perchè i suoi monologhi non hanno bisogno di tagli e censure, in quanto non toccano nessun potente di turno nello specifico, in quanto li sfiora solamente, stramppando addirittura una timida risata pure a loro.
E' uno come Daniele Luttazzi che nei suoi monologhi è tagliente, mai morbido e che non risparmia nessuno, infatti la televisione (soprattutto quella di Stato) se la scorda da anni. E per aver parlato di mafia durante la trasmissione Satyrycon, che nel 2001 andava in onda su Rai2 e che egli stesso conduceva, ricevette minacce, pedinamenti, e gli fu perfino messo il telefono sotto controllo.
Roberto Benigni è politicizzato e anche troppo. Facendo da spalla al Pd, in un modo o nell'altro gode di una copertura politica che non gli impedisce certo popolarità e spazio televisivo (i partiti politici controllano la tv di Stato e hanno le mani in pasta ovunque). Causa ulteriore della sua caduta artistica e personale, è il fatto di ostinarsi a far recitare nei suoi film la moglie Nicoletta Braschi, donna priva di grazia e istinto recitativo, in quanto persona fredda, glaciale, che non lascia alcuna emozione.
Era molto meglio il Benigni de Il piccolo diavolo, de Il mostro, di Johnny Stecchino, quando faceva ridere ed era certo più tagliente rispetto ad oggi, che, con la prerogativa di voler a tutti i costi fare l'impegnato e l'intellettuale, si è ritrovato orfano della sua anima spontanea e genuina di toscano quel è.
Si dice di lui che sia diventato una persona triste e piena di manie, cosa probabilmente dovuta al fatto  di aver abbandonato la sua vera e umile personalità, per abbracciare il successo globale e calcare palcoscenici internazionali, divenendo complice dei giochi di potere della politica.
Purtroppo ogni scelta ha un prezzo, specialmente quelle più delicate, perciò se da una parte egli ha deciso di abbandonare se stesso per diventare una star, lo strasuccesso gli ha succhiato l'anima e la verve entusiasmante che, si nota benissimo, non è più quella di un tempo.
Ma non è mai troppo tardi, è possibile anche un ritorno ai propri passi. Chissà...Mai dire mai.

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