mercoledì 10 novembre 2010

Alla ricerca dei bisogni primari


In nessun programma di governo, sia di destra che di sinistra, sono mai stati sottoscritti come punti fondamentali il diritto al lavoro e alla casa.
La casa è un bene di necessità, cui ogni persona dovrebbe usufruire gratuitamente, e non parlo di bettole, ma di comodi appartamenti già arredati in modo basilare e dignitoso.
Il lavoro è un dovere che lo Stato dovrebbe mettere a disposizione di ogni singola persona in base alla capacità, al talento e alla volontà che egli mette per raggiungere l'obiettivo prepostosi. Ma nel nostro paese non funziona così. Nonostante nella Costituzione sia scritto che la Repubblica è fondata sul lavoro, te lo devi andare a cercare disperatamente, e senza possibilità di scelta: prendere o lasciare, sempre che lo si trovi. Per non parlare del cibo, che ha un costo come ben sappiamo. Solo che l'acqua e il cibo sono i bisogni di primissima necessità, senza i quali l'uomo se non ne usufruisce, semplicemente muore.
E' ridicolo pensare che oggi, nel 2010, pane, pasta,  e acqua in bottiglia siano ancora in commercio, il che sta a significare che noi, paghiamo per sopravvivere, per stare semplicemente al mondo abbiamo un bollo, o una semplice tassa.
Facciamo degli esempi: se un signore è costretto su di una sedia a rotelle, perché paraplegico, quindi con  dei limiti, lo Stato dovrebbe garantirgli assistenza medica gratuita, oltre che a un appartamento adepto alle sue esigenze e conforti. Con le sole spese della luce, del telefono e del gas che vengano detratte dal suo stipendio, che anch'esso dovrebbe essere più che sufficiente, se non di più, in modo tale da poter condurre una vita tranquilla dal punto di vista economico, senza dovere andare in crisi nei bilanci. Offrirgli un lavoro dignitoso, (il che non significa fargli mettere dei timbri o incollare francobolli su delle buste) per esempio nelle pubbliche relazioni, in modo tale da interloquire con la gente. Questo varrebbe anche per le persone non disabili: un ragazzo che studia e si impegna, dovrebbe essere aiutato (tramite lo Stato) a trovare un mestiere non appena abbia discusso la tesi di laurea. Poi col tempo, se si dimostrerà capace e meritevole avrà promozioni con aumento del salario, in caso contrario, continuerà comunque nel suo lavoro, con minori responsabilità, ma pur conservando il posto e lo stipendio necessario sia per le spese, che dovrebbero essere minime, che per i suoi progetti futuri, oltre che per gli svaghi.
Lo ore lavorative giornaliere non dovrebbero essere superiori a cinque, e il numero di giorni feriali allungato a tre, dato che l'uomo ha bisogno sì di lavorare, ma anche di svagarsi e rilassarsi, per non cadere in nevrosi da stress che toglono serenità al corpo e allo spirito. Più un uomo è sereno, più il lavoro che svolge sarà costante e notevole. Avendo come diritto la casa,  perciò un tetto dove stare,  il cittadino dormirebbe sogni tranquilli, e se un domani riterrà opportuno e disporrà di una somma sufficiente, potrà decidere se aquistare o meno di tasca proria l'immobile di sua proprietà, senza mutui, che dovrebbero essere aboliti.
Case di diritto, che non dovranno essere ghettizzate, quindi appartamenti in palazzine in cui abitino sia famiglie con casa di diritto, sia con casa comperata. Altrimenti se venissero ghettizzate, si rischierebbe di far nascere nuovi quartieri dormitorio, che dovranno essere smantellati per far nascere parchi pubblici e nuove cascine, in modo tale di un ritorno alla natura, cui l'uomo ha bisogno di essere circondato.
Visto che da tanti anni i nostri politici, nostri dipendenti, dicono di voler cambiare la Costituzione, poniamo un appello: "Cambiatela in meglio, aggiungete che la casa e il lavoro sono un diritto del cittadino, e che lo Stato tramite il Governo e i suoi apparati ha il dovere di garantirgli".
Basta poco, non è poi così difficile.

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