domenica 21 novembre 2010

Vivere o morire: una scelta

                                                             
Alto è il dibattito che ricorre negli ultimi anni riguardo il testamento biologico e l'eutanasia, che nel nostro paese sono severamente vietati. Complice la chiesa e il Vaticano, il Parlamento si ostina a riufiutarsi di trovare una soluzione con una legge apposita in merito, quando il problema è serio e va affrontato alla stessa maniera, senza sottrazioni.
Alcuni membri, hanno tentato di dare una scossa, ma sono stati prontamente fermati prima che qualsiasi iniziativa potesse vedere luce, per timore che un partito o una coalizione, venga meno ai voti della chiesa e dell'elettorato cattolico più conservatore. Fra l'altro, fra i banchi del Parlamento siede colei che più di tutti ha preso di petto qualsiasi soluzione in proposito, conducendo una battaglia a tutta forza verso ciò che non gli appartiene e non deve decidere in alcun modo, il diritto di scegliere di vivere o morire da parte di un libero cittadino. Stiamo parlando di Paola Binetti e company, i quali hanno dimostrato audacemente la loro avversione nei confronti del rispetto della dignità dell'uomo forzandone le scelte.
L'evoluzione della medicina, ha portato l'uomo a essere tenuto in vita a tutti i costi attraverso delle macchine alle quali è attaccato. Si può "vivere" in quelle condizioni per parecchio tempo, anni, tenendo in vita soltanto il cuore, che pompa sangue, mentre il resto del corpo, è morto.
Se un familiare di questo tipo di paziente decidesse che sia giunta l'ora di staccare le macchine e lasciare andare il proprio caro, slegandogli le catene che lo costringono come un prigioniero ad essere attaccato a una realtà che non potrà mai più appartenergli se non all'anagrafe, non può. Oppure dove condurre una dura e lunga battaglia civile (vedi Beppino Englaro, Piergiorgio Welby e consorte) ma che non tutti hanno la forza di affrontare.
In Italia, esistono purtroppo anche pazieni in condizioni peggiori, perché coscienti e impotenti di poter svolgere alcuna attività, seppur semplice (vedi Piergiorgio Welby), costretto, a letto per via della sclerosi multipla, che col passare degli anni, lo ha privato persino dell'uso della parola, oltre che degli arti, in cui poteva respirare attraverso una macchina che gli pompava ossigeno ai polmoni attraverso una tracheotomia.
Ci sono anche esempi di malati tetraplegici, in cui, per via della rottura del midollo e di alcune vertebre, sono costretti a letto, senza sensibilità alcuna dal collo in giù, anch'essi costretti a respirare tramite una macchina, il cui tubo è incalanato nella trachea, non riuscendo nemmeno a respirare autonomamente. Questi tipi di malati, hanno una vita purtroppo disgraziata, e se alcuni di essi decisono di voler porre fine al proprio straziante dolore, che coinvolge anche i familiari, tramite la fine dell'acccanimento terapeutico o eutanasia, credo sia una scelta coraggiosa, che gli fa onore e rispetto. In qualsiasi caso, ognuno è libero di scegliere per sé di vivere o morire, perché la vita è sua, e come tale, niente e nessuno dovrebbe mettere becco. Molti integralisti cattolici, a differenza dei laico/moderati,  sostengono midericordiosi che non si puòcancellare la vita che Dio ha donato, per cui la scelta dovrebbe cadere sul divino, e non su noi. Ma la cosa è inverosimile, se Dio esiste oppure no, lo scopriremo noi da soli coi nostri occhi, semmai dopo morti. La vita è la realtà concreta in cui viviamo, e se uno accetta di vivere in condizioni di salute assai precarie, è un suo sacro santo diritto che va rispettato, se invece, tramite egli stesso o i familiari che ne fanno le veci in caso di incosceienza, rispettando così le sue volontà e di porre fine allo strazio che secondo loro è una condanna nei confronti della dignità umana e della vita stessa, è giusto che sia così, è una loro scelta personale, senza danneggiamento verso altri. Altrimenti, in caso contrario (senza poter scegliere autonomamente di vivere o meno lo nostra vita)  e andando avanti di questo passo, ci troveremo di fronte a un abuso di potere sulla nostra persona, un'intromissione forzata che equivale ad una sottomissione e impotenza di fronte a un evidente "furto".
E' come se fosse permesso a un ladro di forzare la serratura e di entrare nella nostra casa derubandoci, senza che noi possiamo far nulla anche se presenti, e avere nemmeno il diritto di denucnairlo perché ormai il reato non sussiste più: roba da non credere.


                                                   

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