giovedì 25 novembre 2010

I vecchi subiscono le ingiurie degli anni...

Gli anziani, al giorno d'oggi, se si comportassero da tali, accettando arrendevolmente la loro età, sarebbero considerati dei miserabili relitti che non servono a niente. Categorie insignificanti che prima se ne vanno, meglio è. L'anziano, nella società globale odierna, è visto con sospetto, perché viene impartito come modello, quello dell'elisir dell'eterna giovinezza (forzata). Se gli anziani facessero i nonni, vestissero in modo adeguato, ricordando tra amici i bei tempi passati delle loro "estati", sarebbe certamentente cosa normale, visto che fino a non molto tempo fa, era così. La modernità invece, ha cambiato tutto, ha capovolto la figura del vecchio saggio, sostituendola col relitto ai margini dell'interesse collettivo. Perciò l'anziano ha paura, teme di essere lasciato lì a morire da solo, intrappolato nel resistere per vivere (che già per gli anziani è già una fatica), adeguadosi ad adottare la solizione più opportuna al riguardo, anche se paradossale: quella di sembrare sempre e comunque giovane. I vecchi sono sfruttati in maniera spaventosa nelle trasmissioni televisive, nellle quali vengono addobbati d'indumenti post moderni, in cui si dilettano a ballare e a fare i giovani amanti. Vengono derisi dai conduttori stessi, dagli ospiti in studio e dai telespettatori che vedono in loro un fenomeno da circo su cui c'è da divertirsi. Mentre un tempo l'anziano era colui che portava il "sapere", che sedeva a capotavola, dove nessuno si azzardava ad aprir bocca in modo inappropriato senza il suo consenso. Viveva in una casa assieme ai figli e nipoti che lo accudivano, in cui egli si laciava andare ai piaceri di riposo che l'età anagrafica gli offriva, cercando di reggere il più possibile nel tempo, senza troppo affaticare il fisico.
Oggi giorno invece, gli viene "offerto" il viagra, partecipa alle maratone, ad appuntamenti di coppia televisivi, spacciandosi come un amante che sa ancora proporre prestazioni sessuali esemplari. Per poter quantomeno essere "considerato" un essere umano, deve competere come fanno tutti in quest'epoca moderna, stare sempre al passo coi tempi. La solitudine che prova, è tale, che vuole farsi notare a tutti i costi come per dire: "Ehi, guardate che ci sono, esisto anch'io", e la riprova la si ha nel constatare che spesso e volentieri vivono da soli, senza l'aiuto di alcun parente, con la paura che i malanni s'intensifichino a tal punto da non essere più autosufficienti per poter svolgere anche le più semplici azioni basilari, col conseguente rischio di essere letteralmente sbattuto in un'ospizio, dove morirà agonizzantedi crepa cuore, visto che a ogni giorno che passa si vedrà sempre più solo ed accerchiato, fino al punto di abbandonarsi alla morte privodi ogni dignità.
Il merito della globalizzazione è anche questo, di non lasciarti nemmeno un piccolo spazio vitale quantomeno sereno, l'ombra della paura incombe anche sugli anziani che devono correre anche loro, inutilmente, come i ragazzini. Col benessere e l'eterno sviluppo in continuo progresso evolutivo, si è riusciti persino a strappare il diritto a una morte serena e naturale, una scatola chiusa dalla quale è molto difficile sottrarsi, perché prima o dopo, con l'attulae processo globale, si colpisce tutti, uno per uno.


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