domenica 14 novembre 2010

Quei bravi ragazzi

   

   
Che il berlusconismo stia per scomparire è una leggenda metropolitana.
E' resistito a tanto e a tutto,le trasmissioni, le mode, e i costumi che imperversano lo dimostrano ampiamente. La mentalità di buona parte dei cittadini si riconosce in quel modello, e gli va bene così, non lo vuole cambiare. Berlusconi rappresenta lo status symbol dell'italiano medio,ossia i canoni modaiuoli del vivere odierno. Il berlusca è uno, il berlusconismo è rappresentato da numerose congreghe di cittadini col mito dell'arrivismo, circondato dalla moda e dai circuiti che lo contornano. Che questo governo sia in crisi è una certezza, ma una volta caduto (se mai dovesse cadere) i costumi e le mode che il berlusconismo rappresenta e che oramai sono inculcati nella mente dei suoi discepoli non svaniranno in un istante. Confidare in Fini che influisca per far cadere questo governo è imbarazzante, dato che il Presidente della Camera ha marciato con Berlusconi per quattordici anni, e sembra strano essersi accorto all'improvviso quanto egli tenga solamente ai propri interessi da salvaguardare rispetto allo Stato che governa e a cui  è chiamato a garantire. Dov'era Fini ai tempi dell'editto bulgaro? Dov'era quando si approvavano le numerose leggi ad personam durante la legislatura 2001-2006 quando ricopriva la carica di Vice premier e in seguito ministro degli esteri?
E' possibile che si sia accorto solamente adesso quanto conti l'indipendenza della magistratura?
Tra l'altro una cosa non può sfuggire: In una puntata di Annozero andata in onda nell'autunno del 2006, Gianfranco Fini, ospite di una convention organizzata da Marcello Dell'utri, incalzato da un giornalista che gli chiedeva come mai fosse lì presente, visto che il Dell'Utri era stato condannato dalla Corte d'Assise di Palermo a 9 anni per associazione mafiosa, gli rispose che stimava il senatore, e che le domande che gli erano state poste erano faziose, senza quindi commentare il responso della sentenza, raggirò la domanda e se ne andò. Il fatto è che che ci ha marciato fino in fondo dentro al berlusconismo, e grazie al cavaliere lui e i suoi sono entrati nel governo, sul piano internazionale hanno acquistato credibilità (svolta di Fiuggi e fine dell'MSI auspicata da Berlusconi stesso), ma una cosa non riuscivano ad ottenere:  l'iscrizione di Alleanza Nazionale nel PPE al Parlamento Europeo, ed è proprio per questo che ha deciso di fondere il suo partito con Forza Italia e dare vita (anche se inizialmente nicchiava un po') al Popolo delle Libertà. Una volta entrato ed essere riuscito a ottenere la terza carica più importante dello Stato, ha fatto la voce contraria, è stato inevitabilmente espulso assieme ai suoi seguaci e ha creato un partito alternativo. Ma i giochi oramai erano già fatti: la sua credibilità a livello europeo si è alzata, e per giunta si è smarcato da un uomo che cominciava ad essere criticato sempre più sul piano internazionale, per tentare di prenderne il posto. Da non sottovalutare nemmeno coloro che hanno dato adito e via libera al regime della televisione commerciale che scaturisce l'inizio del berlusconismo, coloro che all'epoca del decreto Berlusconi, attuata dal governo Craxi, impediva di oscurare i suoi network dopo che tre pretori avevano oscurato i suoi canali semplicemente applicando la legge. Si tratta del PCI che non fece ostruzione alcuna in Parlamento e che anzi, grazie a un compromesso, si accalappiò tutta per sé come contropartita la terza rete Rai.
Coloro che poi oggi descrivono il Cavaliere come un avversario da sconfiggere in tutto e per tutto e che confidano in Fini (sono tanti disistimati a tal punto da dover confidare in uno dei suoi alleati e non a loro stessi) sono proprio coloro che stanno sulla scena politica proprio grazie a Berlusconi, e che se ne andranno solo ed esclusivamente quando egli stesso verrà, se verrà sconfitto, o deciderà di ritirarsi per motivi di età.
Parlo degli ex PCI PDS, ora democratici, che sotto sotto sanno anche loro che sconfiggere il cavaliere sul versante politico va bene, ma il berlusconismo è sempre meglio che rimanga, perché non si sa mai.
Una volta uscito di scena, se mai dovesse essere, a cavalcare la scena politica, degli attuali componenti del Parlamento rimarranno Casini con l'UDC, La Lega, e forse qualche strascico della sinistra radicale, quindi è meglio vincerle le elezioni, ma il conflitto di interessi è bene che rimanga al suo posto, nel cassetto.
Se si vuole perciò sconfiggere la moda, gli usi e il costume che fanno capo al berlusconismo, non si può contare su chi lo ha appoggiato per più di tre lustri, o ha fatto finta osteggiarlo per poi mettersi d'accordo in segreto (mi riallaccio al discorso che l'on. Violante fece alla camera nel 2002, in cui ammise l'accordo fatto col Cavaliere nel '94, in caso di vittoria dell'Ulivo dell'epoca non gli sarebbero state toccate le televisioni).
Per sconfiggere il berlusconismo ci vorrebbero volti nuovi accompagnati da coloro che lo hanno osteggiato duramente sia sul piano politico che culturale, senza tanti cambiamenti improvvisi di rotta.
Ma questa è l'Italia, del resto siamo o non siamo in democrazia?

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