martedì 23 novembre 2010

Segreto di Stato: verità nostra

Da sempre, il Segreto di Stato è una misura in cui "il Governo" (in generale), decide di porre nei confronti dell'opinione pubblica e dei suoi cittadini, con la scusa di non voler turbare e urtare le loro coscienze.
Il medesimo segreto è posto al riguardo di eventi storici e tragici accaduti in Italia dal dopo guerra fino ad oggi, ossia dalla strage di Portella della Ginestra del 1947, al rapimento di Abu Omar nel 2003.
In questo modo l'oligarchia governativa e parlamentare, che da noi sono stipendiati, sono a conoscienza delle verità riguardante avvenimenti di natura grave, quali ad esempio: Strage di Piazza Fontana, morte di Enrico Mattei, il caso Moro, strage di Piazza della Loggia Brescia, l'Italicus, strage alla stazione di Bologna, strage di Capaci, via D'Amelio eccettera eccetera eccetera. Per non parlare dei delitti eccellenti per mano della mafia su commissione, quali l'omicidio Dalla Chiesa, alla caserma di Alcamo Marina, Boris Giuliano, Emanuele Basile, Ninni Cassarà, Luigi Calabresi e scusate se ne dimentico alcuni sempre importati, visto che il numero, ahimè, risulta eccessivamente alto. Se aggiungiamo morti ammazzati quali Peppino Impastato, Giuseppe Fava, e Mario Francese completiamo il quadro.
L'ingiustizia più grande, riguardo questi casi, è che la magistratura, senza una minima collaborazione da parte del Parlamento, non ha mai potuto accertare la verità concreta su questi omicidi, brancolando il più delle volte, nel buio della nebbia. In solitario, i giudici hanno dovuto scovare i vuoti oscuri delle trame occulte che racchiudono questi delitti, assistendo ai numerosi depistaggi ad opera di alcuni membri dei serivi segreti (comandati dal governo) che hanno attuato audacemente,  appurando diverse volte, che il loro zampino in questi casi c'era eccome. Alcune volte si è arrivati a una sentenza che ha trovato dei colpevoli, alle volte no. Ma anche nei casi di colpevolezza, sono sempre stati consegnati alla giustizia gli esecutori materiali degli omicidi, e mai i mandanti. Gli esecutori infatti sono delle pedine o marionette, nelle mani di giganti che li manovrano a loro piacimento e che nel bene e nel male, anche se in alcuni indagini vengono sfiorati, riescono sempre a farla franca rimanendo impuniti.
Il Parlamento e il Governo, invece, continuano a tacere, e gli conviene. Sarebbe sciocco (secondo loro) aprire i dossier che riguardano quei misteri d'Italia, perché significherebbe ammettere che spevano e invece hanno taciuto: con la paura di una sommossa o di una occupazione dei cittadini nelle vari sedi parlamentari, governative e ministeriali, cosa che non è successa per un pelo dopo la Strage di Via d'Amelio nel 1992, quando la gente ormai stufa, era lì lì per esplodere completamente. Infatti, come rimedio, alcuni vertici dello Stato hanno trattato con Cosa Nostra offrendo all'opinione pubblica l'arresto del boss dei corleonesi Salvatore Riina nel gennaio 1993, in cambio di qualcosa che ancora non sappiamo per certo, ma che si spera venga presto alla luce, visto che ci sono indagini in corso.
Sciogliere il segreto di Stato sarebbe comunque un atto nobile da parte di chi prendesse tale decisione, gli farebbe onore, perché dimostrerebbe quanto l'ipotetico governo si differenzi nei confronti di chi ha taciuto e/o omesso per tanti anni, troppi, smarcandosi di una macchia nera e ridando credibilità e fiducia nei confronti del paese, perché risuleterebbe pulito, sia per chi lo rappresenta, sia per la trasparenza pubblica.
Sono i cittadini, i datori di lavoro dei governanti e dei parlamentari, tocca a noi dover sapere ed essere informati di tutto, su tutto, lo dice la Costituzione. Se fosse un' equazione potrebbe risultare: "Io cittadino, delego te parlamentare, affinché tu debba legittimamente tenermi informato visto che rimango e resto il tuo datore di lavoro, perciò e a me e solo a me che tu devi rispondere". Se questa specie di equazione andasse in porto, potremmo tutti invocare il canto: "Evviva i padroni".

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