domenica 7 novembre 2010

Francesco Guccini colpisce ancora

Che Francesco Guccini sia il decano dei cantautori italiani, non è una novità. Le sue non sono mai state sole e semplici canzoni, ma storie, racconti, e ritratti  di personaggi cantati e musicati in forma di romanzo.
Non vi è traccia di un brano, anche se minore rispetto ad altri di maggior successo, privi di senso. Si pensi a una canzone come "Il caduto", che non ha nulla da invidiare alla celeberrima " La guerra di Piero" di Fabrizio De Andrè, in cui un montanaro è costretto a lasciare le sue montagne per andare in guerra e morirci, mentre si trova in battaglia in pianura. Oppure capolavori come Amerigo, che narra la storia del prozio Enrico, emigrato dall'appennino tosco emiliano verso gli Stati Uniti d'America per lavorare come minatore. La canzone inizia con la partenza dello zio immaginata dall'autore, e mano a mano si assistono a colori e sfumature che fanno riemergere i ricordi di Guccini stesso nei confronti dello zio conosciuto quando, oramai vecchio e ritornato in patria, lo immagina lontano da casa, con l'amaro in bocca per aver lasciato il paese natio, per poi ritornarvi da anziano, con un'ernia e qualche soldo in più. Il finale si concentra sulla scoperta di Francesco ormai adulto, che comprende quanto lui e lo stesso zio fossero simili, augurandosi di potersi rincontrare un giorno.
Per non parlare di Farewell, una toccante canzone d'amore che ha come inizio la gioia di vivere per la scoperta di un amore importante, proseguendo con le difficoltà incontrate durante il percorso, per poi giungere verso la fine della storia. Un canto d'addio per un amore che sta per giungere agli sgoccioli e fa sentire la coppia come due foglie aggrappate su un ramo in attesa.
Se si prova a immaginare queste canzoni, non si può in alcun modo non far caso che siano descritte in modo dar farle sembrare più che a un libro, quasi a un film, perchè si riesce a creare sempre e comunque un'atmosfera che ricorda lo stile di un grande regista italiano, Sergio Leone.
Anche ieri sera, Francesco Guccini, all'anagrafe settantenne, è riuscito a raccogliere attorno a se, un pubblico di spettatori che va dai quattordici ai settanta, al concerto tenutosi a Roma al Palalottomatica registrando il tutto esaurito.
Uomo schivo e riservato che non segue il jet set, che vive modestamente a Pavana, una piccola frazione sull'appennino pistoiese, riesce inequivocabilmente a conquistare un vasto pubblico. Questi sono i meriti di un "ragazzo" che è sempre stato in linea con se stesso, che ha scritto e composto se aveva qualcosa da dire, con la passione e la cura di chi ama il proprio mestiere riuscendo sempre bene nell'intento.
Ma c'è qualcosa di anomalo nel Guccini di oggi. Frequentemente lo si sente schierarsi a difesa del Partito Democratico, sostenendo che sia il male minore rispetto a Berlusconi.
Nei suoi concerti, anche se non sempre, le sue battute sul cavaliere appaiono scontate e anche banali, mentre dalla sua voce non ci è mai parso di sentire uno sfottò, o una critica pesante sui leader della sinistra.
Il messaggio che sembra arrivare sembra quasi che se la sinistra sbaglia, lo fa in buona fede, il centro destra invece no.
Questa cosa ci rattrista un po' dato che il vecchio Francesco si è sempre autodefinito un anarchico/libertario, perciò dovrebbe apparirci come una voce fuori dal coro, come canta nella sua appassionata "Cirano", invece che il difensore a spada tratta di questo o quel partito. In una sua recente intervista si è definito da sempre un moderato, prendendo come spunto i fratelli Rosselli. Nulla da obiettare fino a qui, anzi, ci piace sapere che abbia come punto di riferimento loro e che si consideri un socialista liberale, ma non vediamo perché non debba criticare i leader del Partito Democratico, che si ostinano a rimanere ai loro posti di comando senza aver lasciato un segno positivo nei tanti anni trascorsi in Parlamento, che tra l'altro si irritano se un membro dello stesso, vedi Matteo Renzi, li accusa della stessa cosa, con il risultato di essere attaccato duramente, e bollato come disfattista.
Scriviamo questo proprio perché il Guccini libertario dovrebbe essere una voce critica a 360 gradi senza risparmiare nessuno. Nonostante ciò continuiamo ad ascoltarlo e seguirlo come sempre, sperando che raccolga il nostro messaggio critico, che è più simile a un consiglio affettuoso, visto che gli vogliamo bene.

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