mercoledì 10 novembre 2010

Ritratti: Mino reitano "una voce"




Mino Reitano è stato un cantautore. Sapeva cantare e interpretare bene le sue canzoni. Dotato di una alta estensione vocale, con un tirbro forte, clado, passionale, malinconico.
I suoi brani raccontavano amori finiti, incontri e addii, conditi dalla nostalgia per la madre patria da parte degli emigranti italiani all'estero. Dopo un grande cuccesso iniziale negli anni sessanta e primi settanta (sia in Italia che all'estero), per Mino le porte nel campo musicale lentamente si chiudono, dato anche dal fatto che alla fine degli anni settanta la moda più profiqua per essere e guadagnare come cantautore era quello di cantare la rivoluzione, complice alcune mode che all'epoca circolavano, cui facevano capo alcuni movimenti estremisti extraparlamentari come "Lotta continua", che all'epoca avevano una certa influenza.
Nel frattempo scrive brani per lo Zecchino d'oro, e torna protagonista nel 1988, partecipando al Festival di Sanremo col brano "Italia" che diventa immediatamente un successo.
Per via della grinta, pathos ed ecdcessiva enfasi che ci mette nell'interpretazione delle sue canzoni, comincia a essere bersaglio della critica e diventa vittima eccellente su cui ridere in diverse trasmissioni televisive, in cui, per la maggior parte dei casi viene preso ripetutamente in giro, deturpando la sua credibile immagine dinnanzi agli occhi del telespettatore.
Da non scordare, la domanda che un critico musicale gli pose dopo la sua esibizione a Sanremo nel 2002, (in cui partecipò con l'inteso brano, scritto con Pasquale Panella: "La mia canzone") "Come va con la nuova dentiera?", dopo aver notato la ricotruzione dentale che il cantautore aveva subito da poco.
Certo, Reitano ha guadagnato molto denaro negli anni, partecipando come ospite e a volte come conduttore di alcune trasmissioni, ma proprio perché il mondo discografico (complice alcuni critici) lo aveva messo con le spalle al muro. Muore di cancro nella sua casa di Agrate Brianza nel gennaio del 2009, dopodiché, come sempre, cominciarono a circolare i soliti patetici elogi di massa che lo elogiavano, cosa che oramai sono uso comune, e fanno parte della commedia all'italiana che si recita quando qualcuno di importante è deceduto.
Credo che fosse facile prendersela con Mino Reitano. Non era un uomo cattivo, anzi, incassava i colpi e accettava, senza mai fare polemica, e perdonando sempre coloro che lo avevano attaccato.
Mino Reitano aveva capacità musicali: era intonato, diplomato al conservatorio in violino, suonava il piano, le sue canzoni (che potevano piacere o non) avevano qualcosa da dire, un senso.
Personalmente non l'ho mai amato partiolarmete, ma credo che fosse giusto che facesse il mestiere di cantautore, aveva il merito e le basi per poterlo fare.
La mia domanda in conclusione è la seguente: perché i critici di oggi non se la prendono come facevano con Reitano, per citarne alcuni, con i vari Valerio Scanu,  Maco Carta e  Tiziano ferro? Al primo non esce la voce quando canta (si fa per dire), al secondo un insieme di suoni raucedini, e al terzo un isterico urlo stridulo. Per non parlare dei testi, che non voglio commentare.
Probabilmente a questi tre (che prendo come sempio) l'unica cosa che hanno in comune in musica sono le stonature, ma ciò che veramente li unisce, che pare sappiano far bene, è quella di farsi in maniera ottimale le sopracciglia. Potrebbero infatti aprire un centro estetico, avrebbero quantomeno il merito di saper praticare la professione discretamente. Le basi oppurtune sembrano esserci, perciò spalanchiamogli le porte, sarebbe giusto e meritocratico.
Qundi: evviva il merito.


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http://www.youtube.com/watch?v=2d9mpqNWrxk

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