martedì 16 novembre 2010

Buonismo a suon di propaganda

  

                                            

Da diverso tempo, si sente spesso dire dai sostenitori: "In Rai, non vogliono che lavorino quelli di sinistra", il che è una burla evidente a tutti gli effetti. In verità, in Rai non possono lavorare i cani sciolti, il che è tutta un'altra cosa. Sulla terza rete infatti, imperversa la Dandini quasi ogni sera, Fazio ricopre tre serate in una fascia oraria perfetta per fare buono ascolto, il Tg3, è paragonabile all'ufficio stampa del PD, Giovanni Floris è una costola della corrente popolare dei democratici, Corrado Augias è stato parlamentare europeo eletto tramite il PDS, Lucia Annunziata (ex Presidente Rai), ex Il manifesto, ex La Repubblica, ora a La stampa di Torino, ha un appuntamento domenicale, così come Michele Santoro e via discorrendo. Non voglio mettere in discussione la professionalità delle persone citate, ma che siano simpatizzanti e/o sostenitori di quella sinistra di oggi, che si avvicina al veltronismo buonista (a esclusione di Santoro), è un dato di fatto concreto. In Rai comandano i partiti, che se la spartiscono, e si sa, che la terza rete, dalla seconda metà degli anni '80 è stata concessa prima al PCI, poi divenuto PDS, oggi PD. Quello che si assiste in questi giorni con la messa in onda di "Viene via con me", è l'ennesima dimostrazione che la censura non colpisce chi rappresenta un partito (Fazio è simpatizzante del PD, lo si sa benissimo), ma i cani sciolti, ossia coloro che se vedono delle magagne a 360 gradi, non hanno la remura di denunciarle. Non temono di farsi dei nemici, né lavorano con l'ossessione di piacere a tutti i costi, perciò non gli serve e non vugliono assumere la parte degli "omini" mansueti. Secondo i dati di ascolto rilevati, il programma di Fazio è risultato un successo, ma scommetto che se a un qualsiasi cane sciolto, venisse data l'opportunità di fare una serata in diretta televisiva, gli ascolti si moltiplicherebbero. Provate a dare una prima serata su Rai 3 a Daniele Luttazzi, e vedrete che gli ascolti salirebbero oltre la media. Ma Luttazzi non va bene, potrebbe "infangare" l'immagine di un partito (in quel caso, il PD) che agli occhi dei telespettatori della rete, deve apparire come limpido, pulito, dei buoni, e della buona educazione, quindi, meglio evitare.
In questi giorni si sente spesso dire che "Vieni via con me" è un programma di cultura e che è stato premiato proprio per questo, e non per la polemica scaturita recentemente che gli ha fatto pubblicità garantendogli in partenza una certa notorietà.
Ieri sera si è assistito al siparietto senza senso della lettura dei valori di destra e di sinistra, letti da Gianfranco Fini e Pierluigi Bersani, in cui il Fazio conduttore, restava lì di fianco, quasi sull'attenti, compiacente degli ospiti e del successo che si sarebbe guadagnato con la serata. Roberto Saviano la scorsa settimana ha illustrato la figura di Giovanni Falcone, spiegandoci come ai tempi, la macchina del fango gli avesse messo i bastoni tra le ruote, cercando di isolarlo e screditando la sua persona prima che venusse ucciso dalla mafia.
Ieri sera invece, ha illustrato l'influenza costante sul territorio lombardo della n'drangheta calabrese. Certo, il suo discorso denunciava una realtà drammatica, ed io, che vivo a Milano, ne comprendo pienamente il significato, visto che l'aria di questa città è pesante, si respira una cappa di mafia che si avverte anche senza "vedere" qualcosa. Solo che non credo che debba per forza essere Saviano a illustrare queste cose, mi correggo, non solo. Mi vengono in mente due personaggi che di n'drangheta ne sanno molto, e l'hanno studiata bene a fondo: uno di questi è lo storico e scrittore Enzo Ciconte, l'altro un medico, che in tempi non sospetti ruppe col PSI di Craxi nel 1981: Elio Veltri. Cito questi, perché a differenza di Saviano, non si danno l'aria del professore che sta su un palco e insegna, e soprattutto tengono dibattiti in cui interloquiscono col pubblico quando trattano questi argomenti. Saviano invece, ha il suo tempo per parlare senza mai essere interrotto, assume i gesti e le muovenze di chi sta studiando a calcare il palcoscenico e sta imparando il mestiere, di cui Fazio sapendone qualcosa, gli ha insegnato benissimo.
Con questo non discuto il libro "Gomorra", da cui è stato tratto un bel film, né la condizione per cui a causa di questo, è costretto a vivere lo scrittore (sotto scorta perenne), però credo che da un po' di tempo a questa parte sia eccessivo prendere prontamente le sue difese, non appena qualcuno gli muova una minima critica, con la scusa che così facendo lo si voglia isolare e farne un bersaglio facile. Perché ci sono critiche e critiche. Per esempio, quella che mosse il calciatore Fabio Cannavaro, commentando che film come "Gomorra" non fanno  bene all'Italia, perché ne forniscono un'immagine negativa. Critica poi ritrattata, che si commenta da sé visto il personaggio, e che, anche il sottoscritto, suppure nel suo piccolo, ha trovato inverosimile, senza pensarci due volte a prendere le difese dell'autore. Ma torniamo alla tanto acclamata "Vieni via con me", in cui Roberto Saviano denuncia un potere da un palco di potere, che è rappresentato da Fazio, ed è inevitabile supporre che lo scopo della trasmissione fosse quella di propagandare un governo di larghe intese per accantonare Berlusconi. Non ci vuole mica un genio per capirlo. Certo, a lui va il merito della grossa campagna pubblicitaria che ha fatto costruire su di sé e il programma stesso, accalappiandosi inoltre numerosi ospiti eccellenti. Da sottolineare inoltre che nel suo "Che tempo che fa", come scrisse in un articolo il giornalista Andrea Scanzi, il "buon" Fabio non usa il termine "interviste" riguardo ai partecipanti, ma li chiama "ospiti", il che è tutto dire. Mai una domanda (chiamiamola così) scomoda, sempre trattamento buonista, sorrisi, ammiccamenti e compiacenza verso l'ospite, chiunque esso sia. Da rilevare per giunta che "Che tempo che fa" è la brutta, brutta copia del "Satyricon" di Luttazzi cui gli costò l'esilio dalla televisione, che sta ancora perfettamente pagando. Solo che questi le domande le faceva, e per giunta taglienti, e l'ospite non veniva "ospitato", ma intervistato. Fazio ha preso pari pari quel programma e l'ha modificato a propria immagine e somiglianza, senza per'altro pagarne i diritti d'autore.
Ma che ci si vuol fare? I "cattivi", cani sciolti alla Luttazzi non danno un buon esempio, bisogna avere ben altre qualità: essere "buoni", altrimenti che propaganda sarebbe?

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