venerdì 24 dicembre 2010

Il "bertinottismo": Rischiose abitudini

E' una filosofia di vita. Un modo di pensare e comportarsi. Uno dei più snob e con la puzza sotto al naso che ci sia. Il "radical chic" de noattri e d'avanguardia contemporanea: il "bertinottismo". Questo "movimento" non può fare altro che rifarsi alla persona di Fausto Bertinotti, storico leader e segretario del Partito della Rifondazione Comunista (Prc). Persona dai tanti discorsi condensati da mille e belle parole, che gira e rigira, non ha mai detto nulla di concreto se non quello di rigirare la frittata in tanti modi. Bertinotti ha dimostrato diverse volte di non avere a cuore i problemi del paese, e la prima dimostrazione la si ebbe quando nel 1998 tolse la fiducia al Governo Prodi (che il partito sosteneva dall'esterno) facendo così un regalo a Berlusconi e D'Alema, che sostituì il Professore per quasi due anni a Palazzo Chigi, giusto in tempo per cacciare un rifugiato politico dall'Italia quale Ocalan (violando così il diritto di asilo politico che è scritto nella Costituzione italiana) e bombardare il Kosovo. Ma Fausto Bertinotti è ancora e molto di più. Dopo aver tolto la fiducia a Prodi, una parte del suo partito non in linea con lui, si spaccò e diede vita al Partito dei comunisti italiani (PdCi), e in contemporanea. cominciarono le sue ambigue frequentazioni assieme alla moglie, di alcuni salotti romani, di personaggi come Valeria Marini e diverse e varie ospitate nella trasmissione Porta a porta di Bruno Vespa, dove veniva sempre trattato con garbo, lasciato parlare per ore, senza mai essere interrotto. e quasi sempre riempito da complimenti da parte di tutti gli ospiti nonché dal conduttore stesso.
Nel 2001, in campagna elettorale, scelse di non partecipare alla coalizione dell'Ulivo, ma di correre da solo col suo partito alle elezioni politiche, regalando il Paese nelle mani di Berlusconi. Dopo cinque anni però, probabilmente resosi conto del danno enorme al quale aveva contribuito, decise di appoggiare il progetto di Romano Prodi e del centro sinistra de L'Unione che vinsee le elezioni, diventando egli stesso Presidente della Camera dei Deputati, dopo aver fatto la ragazzina isterica pur di ottenere quell'ambita poltrona.
Pur ricoprendo una carica super partes, intervenne più volte criticando il Governo e la coalizione cui faceva parte, facendo capire di non saper proprio rappresentare per niente una carica istituzionale di rilievo.
Una volta caduto il Governo Prodi a causa di Mastella ed altri voltagabbana, alle elezioni politiche del 2008 venne candidato Premier dalla coalizione della Sinistra Arcobaleno, che corse da sola, che però non riuscì a raggiungere il quorum sufficiente per ottenere seggi in Parlamento, restando quindi sconfitto.
Dopo questo fallimento decise di ritirarsi dalla scena politica ufficiale, lasciando però il segno indelebile di una eredità raccolta da alcuni suoi sostenitori, uno su tutti Nichi Vendola. Egli, poco dopo l'addio dell'ex storico segretario, si propose come successore al congresso del partito che però perse democraticamente nei confronti di Paolo Ferrero. Non accettando questo, provocò l'ennesima spaccatura nel partito stesso e ne uscì sbattendo la porta assieme ad alcuni suoi fedeli, dando vita a Sinistra ecologia e Libertà.
Per l'ennesima volta si creò una divisione nel partito, figlia del bertinottismo cazzaro che ha la vocazione di metttere disordine nelle cose: dividere anziché unire. Ed è proprio questo che Vendola ha fatto e continua a fare, solo ed esclusivamente perché non accettò i risultati di una semplice e democratica elezione che non lo vide vincitore.Vendola appare come una prima donna, ma se non accetta le regole democratiche di un congresso, come potrebbe fare a rispettare quelle più in grande?
Da rilevare che alle elezioni per il Parlamento europeo nel 2009, per raggiungere il quorum sufficiente, bisognava raggiungere almeno il 4% dei voti. Sinistra e Libertà e Rifondazione comunista (cui nel frattemo il partito dei comunisti italiani è tornato a inglobarsi) correndo separatamente non riuscirono ad arrivare alla meta richiesta, mentre invece se fossero corse assieme avrebbero superato più del 5% dei voti se non di più.
Come si vede questa vocazione e propensione al bertinottismo non scompare, sembrava che con l'uscita di scena di Bertinotti stesso si fosse estinto. E invece no. Chi semina, del resto, raccoglie.
Da ricordare inoltre che lui stesso prima che comunista, da ragazzo militò per tanti anni, prima di accedere al vecchio Pci e poi Prc, nel partito socialista italiano e poi partito socialista di unità proletaria: era quindi a quanto pare, un socialista a tutti gli effetti, che si rifaceva alla corrente della sinistra guidata da Riccardo Lombardi. Ma Bertinotti di socialista  ha dimostrato di non avere nulla a che fare, forse è semplicemente un mite parlottiere che ama i sigari e parlare di Che Guevara nelle fredde poltrone di seta dei salotti dei ricchi personaggi importanti della Roma bene. E infatti nella sua vita politica ha solamente creato disastri e danni, come i cinque anni che vanno dal 2001 al 2006 in cui regalò la vittoria e cinque anni di Governo a Berlusconi, permettendogli di fare e strafare di male in peggio i porci comodi suoi. E' un uomo di divisione Fausto Bertinotti, quindi che non ama il prossimo, perché per poterlo fare, per poter mettersi a servizio di tutti i cittadini e soprattutto per ricoprire cariche pubbliche di rilievo, bisognerebbe invece unire.  Tutti quelli che sono figli del bertinottismo che incombe e lascia segni, dovrebbero essere messi da parte da chi vuole rimettere in sesto il paese. Mentre loro (i bertinottiani), astutamente, coi loro bei discorsi, vorrebbero che la situazione fosse sempre così, ferma restante immobile, per poterci navigare indisturbati...e così sia...Rischiosa abitudine ahimè...

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