domenica 12 dicembre 2010

L'italia "Regime" dei Pinochet

Stato di polizia
Domenica scorsa, Raitre ha proposto la visione della trasmissione d'inchiesta "Blu notte" a cura di Carlo Lucarelli, dal titolo "Nelle mani dello Stato". La puntata trattava alcuni casi, talvolta simili, a quel che è accaduto al povero Stefano Cucchi, "trovato" morto, mentre era sottoposto al controllo da parte dello Stato italiano (in questo caso degli agenti di custodia) che doveva badare alla sua tutela personale perché tratto in arresto e in attesa di giudizio. Purtroppo, non è il solo caso in cui un cittadino, tratto in arresto, durante il soggiorno in carcere, muore in circostanze poco chiare. Molto spesso, sono gli stessi agenti che li picchiano talmente forte, provocandogli  ematomi e traumi in diverse parti del corpo, in modo tale che arrivino al decesso. Un decesso agonizzante e doloroso, per cui non c'è pietà alcuna per il detenuto, che in preda a dolore e richiesta di aiuto, rimane lasciato solo volontariamente andando incontro alla propria morte. Certo, ci sono dei processi in corso che dovranno attestare la responsabilità delle foze dell'ordine per questi casi, ma alcuni primi gradi di giudizio sono stati emessi, come quello riguardo Federico Aldrovandi, un ragazzo di diciotto anni di Ferrara, che una sera del 2005 morì in circostanze anomale, in cui, per ora, sono stati condannati gli agenti di polizia che lo fermarono una notte nella sua città, Ferrara, che lo picchiarono così tanto, da condurlo al decesso. Non è la prima volta che un cittadino, muore in circostanze poco chiare in cui sono coivolte le forze dell'ordine in generale, una cosa molto grave visto che proprio loro dovrebbero tutelarci e difenderci, e in altri casi aiutare a rieducare i detenuti. Quegli agenti che tengono dei comportamenti barbari, incivili e violenti portano una macchia nelle forze dell'ordine, facendo cadere le braccia ai cittadini che si ritrovano a dover avere paura proprio di loro. 
Poliziotti, carabinieri, finanzieri, e ufficiali penitenziari che invece svolgono un lavoro pulito, onesto e civile nei confronti del cittadino, vengono così immischiati e discreditati per colpa dei loro colleghi tiranni. Una cosa assurda in un paese democratico e libero quale l'Italia dovrebbe essere ma che non è in realtà (come sosteneva sapientemente Mario Monicelli), dove chi ha un minimo di potere sul cittadino inerme e indifeso lo sfrutta a suo piacimento e talvolta pericolosamente. Io vorrei vedere se un agente delle forze dell'ordine facesse lo spavaldo e prenderebbe a manganellate un cittadino che ferma per strada e che di cognome fa Previti.
Credo inoltre che siccome le forze di polizia sono composte da una parte di esaltati e spavaldi con la testa calda a cui piace menare le mani, non vedo perché non adottare le stesse precauzioni che si applicano nel scegliere chi debba far parte del nucleo dei NOCS. Mi spiego meglio. Il corpo speciale dei NOCS (Nucleo operativo centrale di sicurezza) fa parte della polizia di Stato, ed è specializzato in operazioni ad alto rischio quali la cattura di latitanti, liberazione di ostaggi e sicurezza nei confronti delle alte cariche dello Stato. Sono quindi coloro che ogni tanto si vedono in televisione, coperti da passamontagna, che arrestano i boss della mafia latitanti, sono di conseguenza professionisti del mestiere, e nel cui corpo, per potervi entrare, non occorre soltanto superare delle ardue prove fisiche, ma qualora un ipotetico membro che fa domanda, se solo dovesse mostrarsi una testa calda a livello psicologico non potrebbe accedervi, visto il ruolo delicato che ricopre. Ci sono infatti diversi test psicoattitudinali che bisogna superare attraverso degli esami appositi. Stessa cosa varrebbe per il GIS (Gruppo di intervento speciale) dell'arma dei carabinieri, che sono come i NOCS e che spesso, in operazioni delicate lavorano assieme.
Credo che queste alte e accurate misure di prevenzione, debbano guardare non solo alcuni reparti delle forze dell'ordine, ma tutti i reparti, in modo tale da avere una polizia pulita e sicurezza garantita maggiormente, in modo tale che qualsiasi cittadino non abbia timore reverenziale nei confronti della divisa, ma sollievo nel sentirti tutelato da essi. Tra l'altro, non vedo perché il capo delle forze di polizia debba per forza essere sempre un militare, e non come sarebbe più logico, un sociologo, un medico, un filosofo, il quale ha l'accuratezza e il riguardo per rappresentare un potere così delicato che fa capo al governo.
Così come la magistratura, anche le forze di polizia dovrebbero essere un organo a parte, in modo tale da essere autonome e tenute sotto stretto controllo di una specie di "Cosiglio Superiore" composto sia da poliziotti professionisti, la cui carriera è stata rappresentata da successi in diverse operazioni, in più, come dicevo prima, da medici, letterati, storici, sociologi e psicologi...
Per quanto mi riguarda, quei processi che ora sono ancora in atto nei confronti di quegli ufficiali accusati di omicidio e concorso in omicidio, porteranno dei colpevoli probabilmente, ma ho l'impressione ( anche se spero di sbagliarmi) che non vi sarà alcuna pena da scontare da parte dei responsabili. Questo perché da che mondo e mondo (come sosteneva Leonardo Sciascia), loro che sono lo Stato, tendono a coprirsi, ed è difficile, se non impossibile, che lo Stato metta sotto accusa e processi se stesso. Credo che i fatti mi confermino il contrario ovviamente, e che se i colpevoli saranno condannati, che quantomeno non possano più svolgere quel tipo di mestiere che hanno tradito. E' inutile dire che questa nostra Italia è un paese in cui vige un pesante Stato di polizia, è l'Italia dei Pinochet potrei dire, dei colonnelli della X Mas che faceva capo al principe Junio Valerio Borghese, delle inutili ronde notturne, l'Italia in cui manifestare contro il G8 ti porta a conservare ferite nel corpo e nell'anima, per sempre. Una sorta di dittatura morida (come sosteneva Enzo Biagi) in cui se ti azzardi ad alzare la testa per dar voce al tuo dissenso vai incontro a un destino duro e crudo. Un paese in cui si muore per le proprie idee, per un semplice controllo, per il fatto che sei debole e non fai parte della schiera dei potenti di turno. Siamo un paese in cui sei sottomesso costantemente se non sei "nessuno", dove la democrazia è solo un pretesto, una scusa per non essere mai in torto, proprio perché ci viene detto che questa forma è la migliore possibile che si affacci sull'intero globo. L'Italia dei Pinochet appunto, mascherata da democrazia, perciò nascosta, e avida di poter sottomettere senza essere messa mai in dubbio, se non in Stato d'accusa. "Welcome to the regime".


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