giovedì 16 dicembre 2010

Il Festival di Sanremo come specchio dei nostri costumi

Ho amato la televisione. Quella passata ovviamente. Non che un tempo fosse completamente magnifica, ma a differenza di oggi, venivano trasmessi maggiori programmi educativi e culturali che insegnavano qualcosa, oppure semplici varietà leggeri rivolti alle famiglie italiane: uno su tutti, il Festival di Sanremo. Per capire i mutamenti antropologici, sociali e culturali del nostro paese trovo indispensabile fare riferimento ad esso.
Personalmente sono cresciuto ed ho sempre accostato la manifestazione canora al conduttore che lo ha presentato più volte in assoluto, Pippo Baudo, il quale reincarna la nazionalpopolarità che via via si sta sgretolando dagli usi e costumi degli italiani. Non trovo il Pippo nazionale il meglio che si sia sulla piazza, ma ho sempre ritenuto lui come persona capace e attenta nel presentare e condurre quella determinata manifestazione, vista la sua esperienza musicale che lo rende capace di scegliere i partecipanti durante le selezioni. Dotato di una dizione impeccabile, democristiano intelligente vecchio stampo qual è, ha sempre saputo calcare la scena di un palco importante come quello del Teatro Ariston, permettendogli di far emergere diversi talenti musicali che col tempo sarebbero diventati famosi.
Partiamo da non molto lontano, dal 1992, quando Baudo cominciò a condurre assiduamente il Festival replicando successi dopo successi di ascolto fino all'edizione del 1996, per poi passare la mano l'anno seguente a Mike Bongiorno che portò a casa anch'egli buoni risultati.
Se facciamo un paragone tra il Festival di oggi, rispetto alle edizioni fino la seconda metà degli anni novanta noteremo alcuni mutamenti rilevanti. Se negli anni passati i cantanti delle nuove proposte erano timidi, impacciati e timorosi di esibirsi sul palco, quelli di oggi sanno già muoversi, e a volte ballano e gesticolano a spoposito, per dimostrare la loro sicurezza e far capire che su quel palco si sentono a loro totale agio.  Sempre a quelli del passato, la mano gli tremava tenendo in mano il microfono durante la loro esibizione, dove stavano attenti accuratamente a non cadere in stonature. In più erano statici sul palco ed erano vestiti in maniera semplice, normalissima, ma soprattutto, e questo è il dato più rilevante, erano intonati e quasi sempre dotati di una bella voce, pulita, lineare.
Quelli di oggi invece, per lo più fanno un'esibizione di loro stessi più che del pezzo in sé, stonano ripetutamente, anche se grazie ai tipi di microfono che usano, la cosa riesce bene a camuffarsi sotto l'eccessivo rimbombare del volume dell'orchestra che protegge quello vocale.
Anche tra i big ci sono differenze. Non molti anni fa partecipavano ed arrivavano tra le prime posizioni Enzo Jannacci, Ivan Graziani, Renato Zero, Roberto Murolo, Cristiano De Andrè, Carmen Consoli (per fare degli esempi), cantautori che nel bene e nel male sono tali, sanno suonare e cantare, e hanno fatto la gavetta che li ha condotti su quel palco così importante. Quelli di oggi invece, per la maggiore provengono dai reality show musicali quali XFactor e Amici di Maria De Filippi, il cui scopo principale non è quello di svolgere il mestiere di cantautore, ma di diventare famosi per fare invidia ai propri amici (il concetto della maggior parte dei giovani d'oggi riguardante l'amicizia è assai ambiguo), ai vicini di casa e ai vari ragazzini che si mettono a piangere commossi quando li vedono per strada passare. Ciò che voglio semplicemente dire è che col tempo il Festival è diventato sempre più spettacolo e meno rassegna musicale, in cui le canzoni sono accantonate per far posto ai superospiti nazionali ed internazionali e al gossip. Complice di questo, è stato prima Raimondo Vianello che nel 1998, come conduttore trasformò le dirette in una specie di Casa Vianello sulla prima rete Rai, poi e soprattutto Fabio Fazio che fu l'artefice condottiero che condusse il Festival nazionalpopolare in uno show internazionale impreziosito di ospiti che con la canzone e la musica non centravano proprio niente, fra tutti Michail Gorbajeuf e Neil Armstrong.
Con l'avvento di Fazio alla conduzione nel 1999 e nel 2000, il palco del teatro venne allungato notevolmente in modo tale da sembrare uno studio televisivo, e di conseguenza, vennero tolte diverse file cui sostavano le poltrone degli spettatori. Dopo alcuni anni di fermo, Pippo Baudo tornò a condurre il Festival per ben quattro volte, ma ritrovandosi in eredità un mutamento globale dello stesso, accaduto in pochissimi anni, si è dovuto adattare e al massimo è riuscito, anche se minimamente, a riportare le canzoni sul piano principale della manifestazione. Il Festival di Sanremo di conseguenza, ha sempre mostrato i costumi attuali del nostro paese di anno in anno durante le sue kermesse, e se non molto tempo fa racchiudeva attorno a se cantati che nel bene e nel male erano capaci, e volenterosi di fare il mestiere di cantautore, oggi rappresenta il malcostume condensato al malessere generale rappresentato dalla maggior parte dei giovani, che come abbiamo detto spesso sono principalmente dediti al denaro, alla voglia di apparire e all'invidia reciproca che in questo modo avvelena la musica, le canzoni, e che per una personale spregiudicatezza data da un capriccio personale mette da parte i meritevoli e ruba un mestiere molto importante e secondo me delicato: quello del cantautore.

Ps. Per comprendere appieno i mutamenti che hanno caratterizzato il Festival,quattro esibizioni: 1994, 1998 e due del 2010, cliccate sui link, mettetele a confronto e giudicate voi.
http://www.youtube.com/watch?v=AIajC68OShY
http://www.youtube.com/watch?v=ZV7OzpNqvV0
http://www.youtube.com/watch?v=Gm8ANJkCQxo
http://www.youtube.com/watch?v=s_Ufyx4sZWY

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