mercoledì 15 dicembre 2010

Un'arida stagione bianca


"Quando fra vent'anni, il periodo che va dalla fine della prima Repubblica sino ai giorni nostri, sarà oggetto di studio e discussione nei libri di storia, verrà ricordato come una delle più brutte stagioni che l'Italia abbia mai attraversato".
Sarà scritto che il corruttore era il principe, il corrotto un semplice "bonario", il denaro la meta principale per l'affermazione di se stessi, la concorrenza umana una lotta continua da mettere in pasto alla gente per distrarla dai problemi reali e concreti. La mafia sarà raccontata non solo come un fenomeno criminale, ma culturale, uno status symbol il cui modo di vivere era stato adottato dalla maggior parte dei giovani stessi, che tendevano ad isolare chi non vestiva in un certo modo, chi non comprava, spendeva e spandeva carta e moneta per farsi vedere partecipe del mercato globale, in cui l'essere umano non era più uomo ma si era trasformato in merce di scambio.
Verrà ricordato come un periodo buio, brutto, sporco e cattivo, in cui il gruppo infamava in coro il dissidente, ovvero il libero cittadino, uccidendolo nello spirito e gettandolo nell'amucchiata dei cadaveri.
Leggeremo di un paese spaccato, ingordo, bulimico, tappezzato e invaso dal cemento, che con la sua lava tappava metaforicamente la bocca a tanta gente, della sparizione della civiltà e della buona educazione. Scriveranno che chi era onesto era un fuorilegge ricercato, in cui la scritta Wanted appariva sui manifesti pubblici, posta per inneggiare la caccia e la cattura di un soggetto pericoloso per la destabilizzazione morale, politica e culturale della popolazione
Si ricorderà che di Enzo Biagi era stato detto che fosse un criminale e di Indro Montanelli un vecchio rincoglionito, entrambi invidiosi del successo che il Cavaliere aveva avuto, e che loro non avevano saputo eguagliare.
Ma verrà scritto anche, che c'era gente che resisteva e reagiva anche se minimamente, nella propria solitudine, contro quel sistema, perché ne era indignato e non lo accettava per sé e per tutti quelli che come lui non aveva fatto del malaffare il proprio programma di vita, che degli inciuci era un acerrimo nemico, che la giustizia, la legalità e il rispetto per le leggi scritte e morali non erano un optional e nemmeno una cosa di destra o di sinitra, ma un concetto etico che sta alla radice della civiltà dell'uomo per una società sana e pulita.
Questo ed altro ancora sarà detto e scritto di questo periodo, cui anche noi dovremmo cercare di non dimenticare mai, per timore di non tornare più nel regime nel quale ci troviamo a dover scontare giorno per giorno i danni enormi nei quali ci ha condotto, fino a quando scoppierà attraverso l'apocalisse che ne determinerà la sua ingloriosa fine.

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