lunedì 13 dicembre 2010

L'ieri e l'oggi nella politica italiana

Con la caduta del muro di Berlino, la politica italiana ha subito la fine delle grandi ideologie che hanno caratterizzato tutto l'arco del secolo breve, il novecento. La classe politica (di destra e di sinistra in generale) da lì in poi, è stata caratterizzata dal non seguire più una linea politica appassionata e ideologica a favore del cittadino, con l'unico obbiettivo di far parte del Parlamento solo ed esclusivamente per ottenere potere, celebrità e interessi personali. Ciò che è successo nei giorni scorsi, con il "sospetto" della compravendita di alcuni parlamentari che non si sono assolutamente sottratti alla stampa per rivendicare con orgoglio il loro improvviso cambio di casacca, sì è avuta la dimostrazione che l'Italia, paese sazio da diverso tempo, si sia letteralmente "slabbrato", facendo della corruzione non più un atto dal quale bisogna vergognarsi e smarcarsi, ma quasi un inno, se non un incitamento a favore.
Spesso e volentieri, li si sente dire che il bene del paese è il loro unico scopo, quando si sa benissimo, (e ormai lo si vede, glielo si legge in faccia) che non è così, che è tutta una messinscena, alla quale più di tutti è aggrappata la sinistra italiana, la stessa cui a capo vi sono gli stessi leader del 1994.
Parlo dei Bersani, dei D'Alema, dei Weltroni e Bindi vari, dei quali non si ricorda un solo provvedimento legislativo attuato da loro, (durante gli anni in cui hanno governato) che abbia migliorato la società.
Gli anni dei governi dell'Ulivo, che io ricordi, sono stati caratterizzati da un'arida atmosfera dormiente, in cui nel silenzio sono stati approvati emendamenti che riducevano le scorte ai magistrati, ed è quindi logico che il cittadino discrediti la politica attuale. E quando lo fa, prontamente viene etichettato dagli stessi come "qualunquista", proprio perché lo vedono come una minaccia che mette zizzagna nei loro affari personali. E siccome che sono ben organizzati, forti e potenti, riescono benissimo nell'intento. Stesso discorso vale per la destra (che in realtà non è nemmeno, visto che la destra è cosa seria, come la sinistra), perché finché siederanno al governo o sui banchi del Parlamento persone come Brunetta, Bondi, Gasparri o La Russa (per fare degli esempi) ci si ritroverà sempre con le spalle al muro, sottomessi a capo chino ai giochi di potere, dove codesti (in particolare in questo momento) stanno solo facendo i conti per ottenere la fiducia al governo Berlusconi (del quale appartengono) per timore, se cadesse, di perdere solo un pezzetto di quel potere devastante che hanno accumulato negli anni, dal 1994 in poi, dove tra schieramenti, in pubblico fan finta di litigare, e poi in privato vanno a braccetto.
Non che la politica di un tempo fosse completamente trasparente, c'erano anche allora delle magagne, ma almeno la classe dirigente era composta in parte da galantuomini. C'era Ferruccio Parri, Alcide De Gasperi, Pietro Nenni, Amintore Fanfani: gente che aveva passione in ciò che faceva, passione per la politica e passione per le ideologie che seguivano. I loro partiti avevano una storia, mentre quelli di oggi sono completamente delle lobby affariste che si contrappongono in due fazioni come avversari di una partita di calcio amichevole, dove alla fine vincitori e vinti vanno tutti a mangiare assieme su tavole imbandite, ridendo a loro volta dei tifosi che come cittadini elettori, vanno allo stadio e alle urne per offrirgli sempre più celebrità, ricchezza e potere.
Un esempio merita la figura di Giorgio Almirante, storico segretario dell'Msi (Movimento sociale italiano) ,il quale seppur fascista dichiarato (aderì al fascismo fin da quasi subito e poi alla Repubblica Sociale con sede a Salò) era un uomo rispettabile a tutti gli effetti, temunto ma stimato dagli avversari politici, e lui in contraccambio, rispettoso nei loro confronti. Da sottolineare un curioso ed importante episodio: quando nel 1984 morì Enrico Berlinguer, costui si recò alla camera ardente posta a Roma, in quel di Botteghe Oscure (sede storica del Pci) da solo, facendo la fila a seguito dei militanti comunisti che recavano omaggio allo storico segretario. Giancarlo Pajettà, alla notizia che ci fosse Almirante in fila, accorse preoccupato in suo sostegno per timore d'incidenti, i quali invece non accaddero minimamente, a dimostrazione del fatto che fra galantuomini, nonostante diverbi e differenze ideologiche, vi fosse un minimo comune denominatore rilevante: il rispetto reciproco.
Provate a immaginare oggi una cosa simile, sarebbe mai possibile? Un politico importante ai nostri giorni non riesce a fare un passo senza la scorta al suo seguito, perché ha paura. E un politico che teme coloro che rappresenta e che lo hanno eletto, vuol dire che ha qualcosa da nascondere, e non è nemmeno un politico, ma un affarista. In più, da non scordare le parole che Almirante stesso pronunciò a un giornalista che gli chiese come mai si fosse recato alla camera ardente di Berlinguer: "Sono venuto a rendere omaggio a una persona onesta che credeva nelle propie idee". Parole e comportamenti che si commentano da soli.
Incomprensibile (come anche sostiene anche il grande giornalista Massimo Fini) è per me vedere oggi quei cittadini esultare in piazza a festeggiare la vittoria di una coalizione partitica rispetto a un'altra, perché ancora non si rendono conto che le belle parole spese nei loro confronti in campagna elettorale non sono altro che uno strumento utile alla loro vittoria, e che il suddito cittadino è solo una macchina da voti per far numero e non una persona. Il lato umano e sociale della politica italiana è morto e sempolto da un pezzo, da quel lontano ma recente 1994, quando mise piede il bipolarismo che le diede una mazzata maggiore, assieme al crollo delle grande ideologie finite sotto le macerie del muro, in cui un'intera classe politica, facente capo ai rispettivi leader, non ha saputo cogliere l'occasione per emancipare civilmente l'Italia ed ha accantonato quel principio fondamentale di base che serve per rappresentarla: l'onestà.

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