
La Repubblica invece, è controllato dal Gruppo Editoriale l'Espresso S.p.A., anch'esso quotato in borsa, al cui vertice, come Presidente, spicca il Manager torinese Carlo De Benedetti. Essendo un quotidiano dell'imprenditore torinese, acerrimo nemico di Silvio Berlusconi, che durante la guerra di Segrate si contendettero la Mondadori (che poi finì nelle mani del Presidente del Consglio tramite una sentenza comprata, per la quale venne condannato l'ex Senatore nonché avvocato Cesare Previti per aver corrotto i giudici), la linea adottata è schierata a favore della parte politica di maggiornza opposta al Cavaliere. La differenza sostanziale tra i due quotidiani è che il primo, essendo posseduto da varie società con percentuali eque per la maggiore, la linea editoriale assunta è morbida un po'con tutti gli schieramenti ma in particolare nei confronti del Cavaliere, mentre il secondo, in cui De Benedetti detiene la maggioranza delle azioni è più di parte rispetto all'altro.
Se un tempo il Corriere ospitava la firma illustre di Eugenio Montale, oggi offre ai lettori quella (è un esempio) di Francesco Alberoni, mentre Repubblica non ha remure e pudore a ospitare gli scritti di Adriano Sofri (condannato con sentenza definitiva a più di vent'anni di carcere come mandante dell'omicidio del funzionario di polizia, Commissario Luigi Calabresi, avvenuta a Milano nel 1972).
I due principali quotidiani nazionali non fanno altro che dare esempio nella carta stampata della divisione in due blocchi dell'Italia, e l'evidente conferma la si è avuta durante il famoso caso di Noemi Letizia del 2009 che riguardò il Premier Silvio Berlusconi. Il Corriere, in generale, sostenne di non badare a notizie riguardante il gossip e difese (in maniera sottile) il Cavaliere, mentre il secondo, tra le sue pagine, e per diverso tempo, apparvero dieci domande rivolte al Premier su come e quando e se avesse avuto rapporti sessuali con la minorenne all'epoca. I due blocchi attuarono quel tipo di politica in cui venne tralasciato un piccolo particolare, che poi era la notizia principale che accantonarono entrambi per dar spazio al gossip e facendo un regalo al Cavaliere, dandogli fiato e distrarre l'attenzione su di un fatto principale che lo riguardava da vicino: quello del caso Mills.
Che i due maggiori quotidiani si sfidino a duello sta a significare che l'informazione, la notizia, il fatto, è un optional per dare invece spazio alla guerra del difendi/attacca, ed è proprio per questo che un giornale normale come Il Fatto quotidiano viene visto male da molti, proprio perché le notizie le da, ed ormai è proprio questa la cosa strana, ossia, che un giornale faccia informazione a serivizio del lettore con onestà intellettuale. Il Fatto, è un normalissimo quotidiano come un tempo c'erano in Italia, con la differenza che non ricevendo alcun finanziamento pubblico come Repubblica e il Corriere (vive grazie agli abbonanemnti e alle copie vendute) ha più libertà di scrivere e fare inchieste che vanno a toccare diversi interessi.
Il Paese Italia, anche nella carta stampata, è quindi anch'esso diviso in due blocchi, e più che Nazione o Stato sembra essere diventato una Holdig S.p.A. in tutto e per tutto. Solo che il giornalismo è cosa seria, e se la notizia non appare, sostituita da impressioni e tutela degli interessi economici, sarebbe quantomeno decoroso sostituire il termine quotidiano con un altro, ad esempio: Organo di tutela politica ed economica. Con in più, una piccola nota a margine: "Se cercate la notizia, il fatto o l'inchiesta: comprate un quotidiano".
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