giovedì 16 dicembre 2010

L'enigma Cossiga

I temi dell'ex capo dello Stato lasciati in eredità
Per la maggior parte degli italiani era considerato il Picconatore, per le sue estenuanti proteste pubbliche che cominciarono poco dopo il crollo del muro di Berlino, mentre ancora ricopriva la carica di Presidente della Repubblica. Dopo un quadriennio in cui in silenzio e con discrezione svolgeva il suo mandato presidenziale con meticolosità e rispetto dei toni, scoppiò come un vulcano in eruzione a difesa del sistema partitocratico della prima Repubblica che si stava sgretolando con l'avvento di tangentopoli e l'avanzamento della Lega Nord che attaccava minacciando sia i suoi esponenti che i suoi elettori.
Da che si dica, l'ex Presidente emerito, era e rimane una figura ambigua ed emblematica per quanto riguarda l'intero panorama politico nazionale e istituzionale, cui non si è mai compreso fino in fondo il suo enorme potere che gestiva come un giocatore di scacchi su di una scacchiera a cui veniva lasciato campo libero per poter manovrare come meglio voleva le pedine. Ci sono diversi punti per i quali non è mai stata fatta chiarezza che lo riguardavano direttamente o lo sfioravano semplicemente, come per il caso Gladio, oppure come quando da Ministro dell'Interno durante il sequestro Moro, organizzò tramite il Viminale, una serie di comitati investgatvi in cui veniva estromesso il Generale Dalla Chiesa, a favore di alti ufficiali delle forze dell'ordine, i quali si scoprirà tre anni più tardi, cui molti dei loro nomi figuravano nella lista della P2 di Licio Gelli, sequestrata dai magistrati Turone e Colombo, durante l'indagine che stavano conducendo su Michele Sindona.
Descrisse il coraggioso giudice Rosario Livatino con l'appellativo di giudice ragazzino, mentre costui in solitudine indagava sui malaffari della "stidda" agrigentina, e che in solidudine, privo di una scorta a suo seguito, morì sotto i colpi della mafia che lo uccise nel 1990.
Negli ultimi anni spesso inveiva contro alcuni esponenti politici, elogiandoli poi successivamente, dimostrando di vivere in un contrasto ideologico in eterna confusione, oppure, da uomo scaltro qual era e privo di scrupoli, semplicemente adottava questo suo modo di fare per confondere gli ascoltatori meno abbienti e confonderli ulteriormente, sfruttando la propia immagine pubblica.
L'ultimo "regalo"' che ha rilasciato come testamento, è stata la dichiarazione fornita nel 2008 al Quotidiano nazionale, in cui dando consiglio al Ministro dell'interno Maroni sulle forme da adottare durante le manifestazioni, disse che per screditare i manifestanti, bisognava infiltrare al loro interno agenti provocatori che creassero disordini all'interno dei cortei e che venissero colpite persone anziane o più semplicemente che ci scappasse il morto, in modo tale che la polizia ,come reazione, reagisse violentemente contro tutta la folla.. In più aggiunse che quando era in carica al decastero del Viminale, questa fu una delle soluzioni che egli stesso adottò più di una volta, e forse questo spiega gli innumerevoli morti che nel corso degli anni settanta morirono sotto i colpi degli agenti di polizia nei cortei di protesta.
Francesco Cossiga, con quella dichiarazione ha praticamente spiegato ciò che è successo due giorni fa, quando il famoso uomo con la pala e a volto coperto, a volte si scagliava violentemente contro le forze dell'ordine, e altre volte li difendeva.
Tutto questo è ciò che l'ex Capo dello Stato ha lasciato in eredità, cui da parte mia va riconosciuta l'opinione che non fosse in alcun modo degno di rappresentare l'Italia sia con la massima carica, che come presidente del Senato e del Consiglio (tutte cariche che ha ricoperto nella sua lunga carriera politica), perché con la sua ultma "sparata" ha dato conferma di non aver mai amato i cittadini del paese che ha governato e rappresentato nel mondo.

1 commento:

  1. E se fosse lui stesso una pedina (al massimo un alfiere) all'interno di una partita più grande anche di lui e del suo importante cuginetto Enrico??

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